mercoledì 27 gennaio 2010

Per non dimenticare, nella giornata della memoria...


Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.


(da «Se questo è un uomo», di Primo Levi)

Altro che TAV!


lunedì 25 gennaio 2010

domenica 24 gennaio 2010

Tam tam tra le toghe su internet. "Al Quirinale con la Costituzione"

ROMA - Tutti in piazza del Quirinale. Con la toga addosso e la Costituzione in mano. Per manifestare solidarietà e sostegno al presidente della Repubblica e alla Consulta. Per contestare il "processus interruptus", alias processo breve, l'ultima legge ad personam di Berlusconi che tra di loro, nelle mailing list, i magistrati paragonano, per evidenziarne la distruttività, all'ipotetico obbligo, per i muratori, di completare le case a rischio di crollo in sei mesi. In caso contrario tutto sarà buttato giù e "guai a chi pensa di mettere in salvo anche solo un pezzetto, tutto va soppresso, anche la prova legittimamente acquisita, e non sarà consentito nemmeno provare a ricostruire un'altra volta la casa, stavolta in sei mesi, perché se non ci siete riusciti è peggio per voi". La toga chiosa: "Il processo è definitivamente demolito, e con lui la giustizia". Le mail, già nell'indicare l'"oggetto", parlano di "sterminio".

Mancano quattro giorni alle solite cerimonie d'apertura dell'anno giudiziario, venerdì quella formale in Cassazione a Roma, sabato quelle nei singoli distretti giudiziari. Dal 2002, l'anno del "Resistere resistere resistere" di Francesco Saverio Borrelli (allora procuratore generale di Milano), sono diventate il contenitore per rendere plastico il disagio per una giustizia allo sfascio, per le leggi ad personam, per difendersi dagli attacchi del Cavaliere. Messa a riparo la giornata alla Suprema corte per via della presenza del capo dello Stato, è la seconda quella che i giudici vogliono sfruttare con la contestazione giusta.

Hanno stampato una Costituzione formato gigante e l'hanno sventolata (2002), si sono messi le toghe nere in segno di lutto (2003 e 2004); quest'anno, tra di loro, c'è chi chiede "una protesta forte e simbolica", "iniziative eclatanti e diverse, con un nuovo scatto d'orgoglio, d'entusiasmo, di compattezza, magari di fantasia". I vertici del sindacato, il presidente Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini, non hanno ancora deciso, lo faranno mercoledì. Per mantenere l'effetto sorpresa. Ma sui loro tavoli si accumulano le richieste, e tutte mirano "a lasciare un segno" contro un governo che, ancora ieri con il Guardasigilli Angelino Alfano, preannunciava come prossima la (per loro "odiata") separazione delle carriere e del Csm. "Andiamo al Quirinale" dice uno; "disertiamo completamente le cerimonie", propone un altro; "lasciamo soltanto sulle sedie la nostra toga senza presentarci neppure" ipotizza un altro ancora. Oppure: "Andiamoci, ma quando finisce di parlare il presidente della Corte di appello e tocca al rappresentante del ministro, lasciamo l'aula tutti assieme". O ancora: "Restiamo, ma tutti in toga nera ci alziamo in piedi e sventoliamo la Costituzione". In alternativa: "Stiamo lì in silenzio, ma quando attacca a parlare il rappresentante dell'Anm, che starà per tutto in tempo in piedi con un braccio alzato e la Costituzione in mano, noi facciamo lo stesso". Altra soluzione: "Sfiliamo in silenzio e poi consegniamo la toga". I prudenti, e ce ne sono, raccomandano di evitare gesti "rivoluzionari", "perché così facciamo il gioco del centrodestra, è proprio quello che loro si aspettano, magari per cancellare la cerimonia d'inaugurazione, oppure per toglierci la parola".

Ma, va detto, è una posizione minoritaria. I più spingono per un gesto "significativo". Perché "mentre noi discutiamo e dialoghiamo su come coltivare le aiuole qui si prepara il passaggio dei carri armati". C'è chi cita un passo del 1945 di Elsa Morante su Mussolini che ragiona su un uomo che "si macchiò ripetutamente di delitti che gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna, la privazione di ogni autorità di governo", ma che restò comunque al suo posto. C'è chi vorrebbe comprare intere pagine di giornali per spiegare le proprie ragioni, chi fare dei volantini, chi propone di distribuire in tribunale copie del rapporto Cepej 2008 sulla produttività delle toghe, chi dai vertici dell'Anm si aspetta che "la reazione sia proporzionata all'assoluta indecenza di norme come il processo breve". E dunque "bisogna alzare il livello dello scontro con una denuncia clamorosa e corale dello scempio della giustizia". Perché ogni toga, a partire dai presidenti di corte d'appello che terranno le relazioni sullo stato distrettuale della giustizia, dovrebbero "sentire l'obbligo morale di urlare il loro sdegno facendo capire ai cittadini che queste norme sono proprio per loro il peggiore degli imbrogli".

sabato 23 gennaio 2010

giovedì 21 gennaio 2010

lunedì 18 gennaio 2010

domenica 10 gennaio 2010

Eh si...


sabato 9 gennaio 2010

Una bellissima poesia siciliana


‘U Carritteri

S’arrampica a lu paisi, stancu e affamatu
doppu n’jornu di strapazzi, a vespru già sunatu.
‘U suli amicu diavuluni, ca sempri l’accumpagna
sta calannu lentu lentu, arreri ‘a niura muntagna.

Lu stancu cavaddu arranca, ppi li strati e li trazzeri
‘ncitatu ccù schioccu d’‘a zzotta, d’‘u patruni carritteri.
‘Stu carrettu ca s’avanza, supra lu càudu basulatu
a lu sonu di ciancianeddi, avvisa tutti ca è turnatu.

L’urtimi carusi ancora fora, a jucari ‘ntra scura vanedda
vuciànnu ‘nsèmula di cursa, làssunu bùmmuli e lignedda.
Comu ‘a vara di la santa, tutti ‘ntornu a lu carrettu
e li matri da li barcuni, ca vannìanu a vuci di pettu.

«Don Turiddu, ‘a storia di paladini vulemu cuntàta,
di Orlando e Rinaldu, ca ‘nte spondi avìti disignata».
«Carusi, dumani m’ha sùsiri prestu, e quattru di matina
m’aspettunu a Jaci o’ mulinu, ppi ‘ncarricu di farina».

‘Ntra li labbra ‘u marranzano, comu nènia di campagna
scaccia mali pinzeri, e ‘u sonnu di la notti accumpagna.
Supra ‘a tàvula, cìciri e favi, ccù pani duru abbagnatu
n’lettu pulitu di crinu, e sangu di Diu di vinu pistatu.

L’occhi ‘o cielu ccù spiranza, stringennu figghi e mugghieri
dumani n’autru jornu, di dura vita ppi lu carritteri.



Il Carrettiere

Si arrampica al paese, stanco e affamato
dopo un giorno di strapazzamenti, a vespro già suonato.
Il sole amico diavolone, che sempre lo accompagna
sta tramontando lento lento, dietro la nera montagna.

Lo stanco cavallo arranca, per le strade e le mulattiere
incitato con lo schiocco della frusta, del padrone carrettiere.
Questo carretto che avanza, sopra il caldo ciottolato
al suono delle campanelle, avvisa tutti che è tornato.

Gli ultimi ragazzini ancora fuori, a giocare nella scura viuzza
gridando insieme di corsa, lasciano bombole e legnetti.
Come il carro della santa, tutti attorno al carretto
e le madri dai balconi, che gridano con voce di petto.

«Don Turiddu, la storia di paladini vogliamo raccontata,
di Orlando e Rinaldo, che nelle sponde [del carretto] avete disegnata».
«Ragazzi, domani mi devo alzare presto, alle quattro della mattina
mi aspettano ad Aci al mulino, per un carico di farina».

Nelle labbra il marranzano, come nenia di campagna
scaccia i cattivi pensieri, e il sonno della notte accompagna.
Sulla tavola, ceci e fave, col pane duro inzuppato
un letto pulito di crine, e sangue di Dio di vino pestato.

Gli occhi al cielo con speranza, stringendo figli e mogli
domani è un altro giorno, di dura vita per il carrettiere.

venerdì 8 gennaio 2010

giovedì 7 gennaio 2010

venerdì 1 gennaio 2010

Gli auguri "particolari" di Napolitano

Nel tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha affermato:
«E penso alla motivazione e alla qualità dei giovani che si preparano alle selezioni più difficili per entrare in carriere pubbliche come la magistratura».
Essendomi sentito "chiamato in causa", non posso fare altro che raccogliere con impegno e grinta questo auspicio.
Grazie degli auguri, Presidente!