lunedì 19 luglio 2010

Il diritto alla parola. In ricordo del giudice Paolo Borsellino.

La fiaccolata riporta alla mente di alcuni di noi un'altra, immensa, fiaccolata che attraversò Palermo nei giorni tragici tra il 23 maggio e il 19 luglio 1992. Tra Capaci e Via D'Amelio. Era Paolo Borsellino ad aprire quella fiaccolata, lo sguardo lucido,triste ma fermo e dietro una marea di palermitani che si erano stretti attorno alle avanguardie di quella bellissima epopea della legalità. Erano i giorni nei quali un potere occulto e criminale, dopo aver eliminato Falcone, doveva abbattere l'ultimo ostacolo a quella ignobile trattativa finalizzata a salvaguardare la vita e il potere di vecchi e nuovi referenti politici ed economici di Cosa Nostra. Fu proprio al termine di quella enorme fiaccolata che Paolo Borsellino prese la parola. Un silenzio surreale lo avvolgeva mentre iniziava a parlare per "ricordare Giovanni e i Giuda che lo avevano tradito. Paolo concluse quella magnifica "orazione civile" con parole fortissime e sprezzanti, tra gli applausi e le lacrime della folla, verso chi "aveva perduto per sempre il diritto alla parola". Sarebbe bello non dover scorgere, tra tante facce amiche, qualche presenza stonata: ad esempio tutti coloro che sui temi della verità e giustizia sulle stragi e sul rapporto mafia politica non hanno assunto comportamenti rigorosi e coerenti. E sopratutto non vorremmo scorgere chi ha appassionatamente solidarizzato con condannati per mafia esaltatori di mafiosi eroici o con chi resta attaccato alla poltrona nonostante i mandati di cattura per associazione camorristica. Più in generale non ci piacerebbe vedere le facce di chi, da posti di responsabilità politica, non perde occasione per attaccare la magistratura compresa quella che,irriducibilmente, cerca ancora verità e giustizia su quelle stragi e pretende di individuarne esecutori e sopratutto mandanti. In una parola, ci piacerebbe che si astenessero dal partecipare tutti quelli che, per dirla con Paolo Borsellino, hanno perduto per sempre "il diritto alla parola".

Paolo Borsellino si reca a Villagrazia per rilassarsi. Si distende, va in barca con uno dei pochi amici rimasti. Dopo pranzo torna a Palermo per accompagnare la mamma dal medico: l'esplosione di un'autobomba sotto la casa di via D'Amelio strappa la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. E' il 19 luglio 1992. Con il giudice perdono la vita gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna poliziotto a essere uccisa in un attentato di mafia.

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