martedì 14 dicembre 2010

Berlusconi: l'inizio della fine

Finalmente signor Presidente del Consiglio oggi inizia la fine del suo impero di cartapesta. Qualunque sia stato il risultato numerico del voto di fiducia, qualunque sia stato il numero di voti comprati, è chiaro che non ha più quella maggioranza politica che le permette di governare. Le piaccia o non le piaccia è arrivato al capolinea della sua esperienza politica. Non le rimane che rassegnarsi al suo destino, consegnarsi alla magistratura e come un Noriega qualsiasi farsi giudicare. Pavido, pavido Presidente del Consiglio che fugge. Scappi alle Bahamas, vada anche lei a nascondersi perché altrimenti sarà processato ed è questo che vogliono i cittadini che in questi anni non si sono fatti infinocchiare dalla sua propaganda fascista. Lei si è messo a fare politica non per badare agli interessi dell’Italia, ma per risolvere i suoi affari personali, soprattutto quelli giudiziari, fuggiasco Berlusconi. Fino a qualche tempo fa lo denunciavamo solo noi dell’Italia dei Valori e siamo stati chiamati giustizialisti, populisti, questurini, ed è stato pure coniato un termine da voi ritenuto dispregiativo: “dipietristi”. Quello che noi diciamo da anni ora l’hanno ammesso anche membri della maggioranza, a partire dal Presidente della Camera Fini.
Lei pensa di lavarsi la coscienza dicendo che sono tutti comunisti, ma l’altro giorno, davanti a Montecitorio, hanno protestato i rappresentanti dei costruttori dicendo che sono stati presi in giro. Non vorrà dire, fuggitivo Berlusconi, che pure il presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, il dott. Buzzetti, sia un rivoluzionario comunista?
Ieri la guardavo, oggi fugge, mentre ieri era tutto tronfio, si sbrodolava nei suoi calzoni dicendo di essere il leader più popolare del mondo. Si è vero, di lei ne parlano tutti all’estero, ma è proprio per questo che noi ci vergogniamo di avere un Presidente del Consiglio che fuori dall’Italia viene deriso, ridicolizzato, sbeffeggiato, messo all’angolo, trattato da buffone di corte. Noi, da italiani, ci vergogniamo di lei, specie quando va all’estero. Ci vergogniamo dello stesso premier che chiama la questura per dire di rilasciare la nipote di Mubarak, che definisce Putin un “dono di Dio” e Gheddafi “un leader della libertà”. Noi ci vergogniamo perché quando va all’estero fa vergognare l’Italia!
Noi dell’Idv ci vergogniamo di lei che compra, a suon di bigliettoni, il consenso e il voto di fiducia dei parlamentari. Si rende conto di quel che ha fatto? Ha subornato la mente e la coscienza di alcuni deputati approfittando delle loro debolezze esistenziali. Lei è un Presidente del Consiglio e non può comportarsi in questo modo; è un delitto comprare il consenso parlamentare, nonché un atto moralmente deplorevole. Non mi venga a dire che non è reato perché la Costituzione garantisce i parlamentari nella loro libertà di voto. Ma dev’essere un voto davvero libero, un moto spontaneo di coscienza, senza condizionamenti e pressioni esterne e soprattutto non deve essere frutto di corruzione. Il voto non è più libero se, come ha fatto lei, viene venduto, scambiato, ricattato, costretto, indotto. Lei è moralmente riprovevole perché comprando il voto di alcuni deputati ha violentato la Costituzione e umiliato il ruolo del Parlamento, ha ridotto grandemente le condizioni minime di agibilità democratica in quest’Aula e nel Paese. Lei oggi deve affrontare la verità e non nascondersi dietro le sue bugie, come bugiardo e ipocrita è stato il suo discorso di ieri per chiedere la fiducia. Lei ha descritto un Paese delle meraviglie che esiste soltanto nella sua mente, nei suoi sogni narcisistici. Ha detto che ci sono 100 miliardi di euro messi a disposizione per rilanciare l’economia del Paese. Ma quali 100 miliardi di euro? Dove stanno? Chi li ha visti? Forse si riferiva ai suoi investimenti al sud di Antigua, ottenuti in cambio dell’annullamento del debito che quel Paese pirata aveva nei confronti dell’Italia. Perché lei è abituato a pagare con i soldi degli italiani i suoi affari. Così ha fatto e sta facendo con Gheddafi in Libia e con Putin in Russia.
Il Paese reale si trova in una situazione completamente diversa da quella che lei ha descritto. Provi a mettere fuori il naso da Palazzo Grazioli o da Montecitorio. All’esterno ci sono migliaia di persone stanche di essere prese in giro da lei e dal suo governo. Ieri mattina protestavano persino i poliziotti che sono stufi di pagarsi persino la benzina per inseguire i delinquenti. Ci sono studenti e docenti che non sono delinquenti per il solo fatto che protestano, signora Gelmini, ma sono giovani disperati ai quali avete tolto pure il futuro. E ancora ci sono i giovani senza contratto, ricattati dai vari Marchionne e strozzini di turno; ci sono i precari senza futuro di ogni categoria di lavoro. Fuori di qui non c’è il Paese delle meraviglie che lei ha descritto, ma i giovani e meno giovani che hanno perso il lavoro o non l’hanno mai avuto, i cittadini de L’Aquila terremotati due volte, dal destino e dalle sue frottole, ci sono i bisognosi ai quali avete tolto la solidarietà, ci sono persone che vogliono un po’ di giustizia.
Fuori di qui, fuori da questo Parlamento e da questo governo, perché avete ridotto l’Italia al Paese delle banane e prima se ne va, meglio è.

I delinquenti fuori dall'aula!!

Come un vile che ha la coda di paglia, il Presidente del Consiglio più delinquente che la Repubblica Italiana abbia mai avuto lascia l'aula di fronte alle sacrosante parole del Presidente dell'IdV Antonio Di Pietro che lo intima a consegnarsi alla Magistratura. E lasciano l'aula anche tutti quegli infami che lo sostengono.

Il giorno dei numeri


lunedì 13 dicembre 2010

Il terremoto di vent'anni fa









Oggi ricorre il ventesimo annversario del tragico terremoto che ha colpito Augusta e le cui conseguenze si sono trascinate per molti anni a seguire.
Era l'1:40 della notte tra il 12 e il 13 dicembre 1990 quando l'isola e la terraferma hanno tremato per dei lunghissimi ed interminabili 45 secondi. Moltissimi gli edifici privati distrutti e quasi tutte le chiese danneggiate in modo grave. Il palazzo del Municipio e la Biblioteca comunale divennero inagibili. Anche le scuole della città vennero in gran parte distrutte e se la scossa si fosse manifestata durante il giorno avrebbe causato la morte di centinaia di alunni. Tanti monumenti subirono danni dal forte terremoto, in primis la Porta Spagnola, simbolo della città. A quel tempo non esisteva ancora il ponte Federico II - costruito in seguito proprio per garantire una seconda via di accesso e di uscita dal centro storico -, pertanto l'unica via di fuga dall'isola era rappresentata appunto dai ponti della Porta Spagnola, che rimasero intasati dal traffico in esodo per diverse ore dopo il terremoto.
Benché siano passati venti anni, la memoria di quel tragico evento rimane ancora vivo nella memoria degli augustani - specialmente dai trentenni in su - ed è importante non dimenticare, per migliorare la prevenzione e l'organizzazione degli aiuti in occasione di eventi sismici di particolare gravità.

martedì 30 novembre 2010

Addio a Mario Monicelli, l'ultimo grande. Si è suicidato in ospedale.


Il regista scomparso a 95 anni ci lascia in eredità un lungo elenco di film indimenticabili, con cui ha regalato ruoli da antologia ai migliori attori di casa nostra. Da "La grande guerra" ad "Amici miei". E negli ultimi mesi la battaglia a fianco degli studenti e contro i tagli alla cultura.

ROMA - Spesso nel corso degli anni, riferendo della scomparsa di questo o di quel veterano del cinema, i giornali hanno utilizzato espressioni del tipo "addio all'ultimo dei grandi". Ma mai come nel caso di Mario Monicelli questo modo di dire si sgancia dal luogo comune, diventando verità assoluta: perché questo immenso autore nostrano è davvero un personaggio unico, nel panorama della settima arte. Padre fondatore ed esponente più autentico - cinico, disincantato, eppure carico di passione civile - di quella nobile tradizione che va sotto il nome di commedia all'italiana.
Un genere che al suo genio, al suo talento, deve tantissimo. Come dimostra l'elenco dei suoi film più noti (in tutto ne ha girati quasi settanta): da La grande guerra a I soliti ignoti, da Amici miei a Guardie e ladri, da L'armata Brancaleone a La ragazza con la pistola. Così come a lui devono tantissimo i migliori attori italiani del Novecento, a cui ha regalato ruoli indimenticabili: da Vittorio Gassman a Totò, da Marcello Mastroianni ad Alberto Sordi passando per Monica Vitti.


Se ne va l'ultimo grande del cinema italiano. Aveva 95 anni. Si è buttato da un balcone al quinto piano dell'ospedale romano San Giovanni, dove era ricoverato per un tumore in fase terminale. Le reazioni del mondo della cultura e delle istituzioni.

ROMA - Addio a Mario Monicelli, l'ultimo grande del cinema italiano. Il regista, 95 anni, è precipitato dal quinto piano dell'ospedale romano "San Giovanni". E' accaduto intorno alle 21. Secondo fonti sanitarie, si è tolto volontariamente la vita. Era ricoverato da qualche tempo nel reparto di urologia, per un tumore alla prostata in fase terminale. Era in una stanza da solo. Non è stato trovato alcun biglietto. Il corpo è stato rinvenuto dal personale dell'ospedale, a pochi metri dall'ingresso del pronto soccorso, disteso in un vialetto, accanto ad alcune aiuole. Il reparto è presidiato dalle forze dell'ordine. Il padre del regista, Tomaso, scrittore e giornalista, si era suicidato, nel 1946.
Con Monicelli scompare l'ultimo testimone di una stagione gloriosa del cinema italiano. La sua è stata una vita dedicata al grande schermo: quasi un film l'anno, dall'esordio, giovanissimo, con I ragazzi della via Pal, nel 1934, fino a Le rose del deserto del 2006 e alla sua ultima opera, Vicino al Colosseo c'è Monti, un corto-documentario dedicato al rione nel quale viveva e presentato fuori concorso alla 65esima Mostra del cinema di Venezia. Nei mesi recenti aveva aderito alla protesta del mondo dello spettacolo contro i tagli alla cultura, incitando i giovani a ribellarsi per un futuro migliore. Si era lamentato che il cinema di oggi non riusciva a raccontare l'Italia come è, ma non ce l'ha fatta a guardare al suo futuro.

La notizia si è diffusa mentre era in onda l'ultima puntata di Vieniviaconme, su RaiTre. E molti telespettatori l'hanno appresa da Fabio Fazio: "Non posso andare avanti - ha detto il conduttore - devo dirvi che è morto Mario Monicelli. Lo avremmo tanto voluto qui, ma era malato e adesso non c'è più". Immediati i messaggi di cordoglio dal mondo della cultura e delle istituzioni. Un gesto, dice il regista Carlo Lizzani, che "nasce anche dal fatto che era un super laico, uno che voleva gestire la sua vita fino in fondo, un gesto da lucidità giovane". E aggiunge: "Quello che fa capire quale sia stata la sua statura è la sua durata nel tempo nella storia del cinema italiano, prima con Steno, poi durante il periodo di Fellini e Antonioni ha continuato la sua opera intervenendo anche sul tessuto sociale con film come Compagni. E' riuscito sempre a stare a passo con il tempo". "Sono attonito - ha detto Carlo Verdone - era probabilmente una persona stanca di vivere, che non sosteneva più la vecchiaia. L'ho apprezzato molto come grande osservatore e narratore anche se a volte non condividevo il suo cinismo. Un anno fa - conclude Verdone - mi capitò di fargli gli auguri a Natale. Rimase sorpreso: "Gli auguri - mi disse - non li fa più nessuno". Per il regista Giovanni Veronesi, "una cosa va detta: non ho mai sentito nessuno che si suicida a novantacinque anni. Era davvero speciale". E aggiunge: "Sono davvero scombussolato, l'avevo sentito poco tempo fa e pur sapendo che era all'ospedale, non lo sono mai andato a trovare. Peccato".

Una decisione tragica "che va rispettata, aveva insegnato a tutti il rispetto delle regole e della tolleranza e così se qualcuno gli avesse chiesto perché il suicidio, avrebbe risposto: saranno pure i fatti miei": così Michele Placido, che con Monicelli aveva lavorato in Le rose del deserto. "Me la ricordo bene quell'esperienza, era una persona di grande energia e nessuno riusciva a stargli dietro. Cinque giorni fa lo avevo chiamato e mi aveva invitato a fare uno spettacolo per i terremotati de L'Aquila. Era così, anche molto generoso". E il produttore Aurelio De Laurentiis: "Io che lo conoscevo profondamente e sapevo della sua grande dignità e del suo desiderio di essere sempre indipendente e autonomo, posso capire questo gesto".

"E' una notizia inaspettata, come lo sono sempre queste notizie, ma in particolare per uno come Monicelli, pieno di vitalità e di un carattere talmente forte che una fine così era imprevedibile. Personaggio straordinario, forse persino sottovalutato": con queste parole Alberto Barbera, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, ricorda Monicelli a poche ore dalla sua scomparsa. "Nelle prossime ore si deciderà con il direttore Gianni Amelio come rendergli omaggio durante il Festival". Al Torino Film Festival c'è sgomento e cordoglio per la morte del regista, che coglie di sorpresa i cineasti presenti sotto la Mole e gela il pubblico all'uscita delle ultime proiezioni serali. Il direttore Gianni Amelio si è chiuso dietro un "no comment", e così il regista Giuseppe Bertolucci che ha aggiunto: "Sono troppo toccato, preferisco aspettare e non dire nulla".

"La notizia ci riempie di sgomento e di profondo dolore - scrive in un comunicato il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro - scompare un maestro del cinema italiano, un narratore aspro e vero della nostra Italia. Forse Monicelli non la pensava come me, ma io da lui ho appreso ad essere migliore e a vivere la vita". Fra i primi a giungere all'ospedale San Giovanni, Renata Polverini. "La tragica morte di Monicelli ci lascia sgomenti e ci addolora profondamente - ha detto il presidente della Regione Lazio - lascia un grande vuoto, perdiamo uno straordinario regista, autore di indimenticabili film della commedia all'italiana. Il suo suicidio ci lascia tutti attoniti, alla sua famiglia va il profondo cordoglio mio e della Regione".

"Grande dolore" è stato espresso anche dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti: "Non conosco i motivi che lo hanno portato a compiere questo gesto, ma con Monicelli perdiamo non solo uno dei più grandi registi, ma anche un grande italiano che con la sua arte ha portato lustro al nostro Paese. Addio maestro". Walter Veltroni parla di "un uomo straordinario, 95 anni portati con aspra ironia, con la voglia di dire ancora qualcosa con rabbia e autorevolezza. Solo pochi giorni fa la sua voce si era levata in difesa del nostro cinema, senza retorica, con la coscienza di un maestro. Non rinunciava mai a farci pensare. Per lui, ridere e riflettere erano quasi un sinonimo".

giovedì 25 novembre 2010

FS: CISL, NEI PIANI ANZIEDALI PASSO INDIETRO SU TAGLI IN SICILIA.

Messina, 25 novembre 2010 - "Sembra ufficiale il passo indietro da parte di Trenitalia e di conseguenza verrà scongiurato il taglio di numerosi treni a lunga percorrenza da e per la Sicilia già programmato per il prossimo 12 dicembre". La notizia, che arriva direttamente dai piani aziendali emanati in queste ore da Trenitalia, viene accolta con soddisfazione dal segretario generale della Cisl di Messina Tonino Genovese, dal segretario provinciale della Fit Cisl Enzo Testa e dal responsabile Ferrovie della Fit messinese Michele Barresi.
"Già nei giorni scorsi - sottolineano - dopo la forte denuncia avanzata come Cisl, pur mantenendo la massima cautela, avevamo capito che le ferrovie stavano lavorando per il ripristino dei treni in Sicilia originariamente soppressi a far data dal prossimo orario. In queste ore giungono le prime importanti conferme". Niente più bus gran turismo da Siracusa a Messina a sostituzione dei treni cosiddetti "antenne", che saranno invece tutti ripristinati, così come il collegamento da Agrigento a Catania che verrà garantito dal treno n. 1932 che si fonderà col n. 1938 proveniente da Siracusa continuando per Roma. Salvo il collegamento anche da Palermo verso Roma, treno n. 1936, con partenza alle ore 20.20 e che a Messina verrà agganciato al treno 1938. Oltre 300 i posti di lavoro nel nodo cittadino messinese, tra ferrovieri e servizi in appalto, che erano interessati dal taglio. "Ma quello prossimo ad essere ufficializzato col nuovo orario è anche il risultato della grande mobilitazione dei lavoratori che ha visto sul territorio messinese i ferrovieri scioperare ben nove volte in tre soli anni", rivendica il sindacato.

mercoledì 24 novembre 2010

giovedì 18 novembre 2010

martedì 16 novembre 2010

"U sidìli o' cocciu"


Uno dei più belli angoli dell'isola di Augusta: u sidìli o' cocciu. Quante generazioni si sono susseguite nel trascorrere le mattinate o i pomeriggi su questo sedile in pietra arenaria, ad ammirare il mare, l'orizzonte, l'Etna e - quando le condizioni meteorologiche lo consensono - anche la Calabria. I vecchietti di Augusta si ritrovano con i loro amici a discorrere del loro passato comune di sofferenze e di guerra, del loro presente e del loro futuro sognando le soddisfazioni che riceveranno dai loro nipoti.

sabato 13 novembre 2010

giovedì 11 novembre 2010

E' morto Dino De Laurentiis - Dal Neorealismo all'America


Il produttore napoletano aveva 91 anni. Al suo attivo molti capolavori del dopoguerra, tra cui "Riso Amaro" e i classici di Fellini. Da 40 anni si era trasferito negli Stati Uniti: da "I giorni del condor" ad "Hannibal". Una vita all'insegna dei grandi amori (come quello per Silvana Mangano) e della passione per la settima arte.

Da Torre Annunziata, nell'hinterland napoletano, a Hollywood, passando per la grande stagione del neorealismo e della commedia all'italiana. E oggi il mondo del cinema, al di qua e al di là dell'oceano, piange la scomparsa di Dino De Laurentiis: il grande produttore è morto a Los Angeles, dove risiedeva da tantissimi anni. Aveva 91 anni. Con lui viene meno una delle ultime figure planetarie di tycoon vecchio stile, padre-padrone innamorato della settima arte, uomo di forte temperamento e passioni. Nella vita e sul set.

E' a lui, del resto, che si devono pellicole come Riso Amaro (1948) di Giuseppe De Santis (interpretato da Silvana Mangano, uno dei suoi amori più celebri); Napoli milionaria (1950) di Eduardo De Filippo; Dov'è la libertà? (1954) di Roberto Rossellini; Miseria e nobiltà (1954) di Mario Mattoli; La grande guerra (1959) di Mario Monicelli, Leone d'Oro a Venezia. Mentre, tra i suoi successi a stelle e strisce, vanno ricordati I tre giorni del Condor di Sidney Lumet, Il giustiziere della notte di Michael Winner (con Charles Bronson); L'Anno del dragone di Michael Cimino.

Una vita intensa, la sua. Segnata sia dal suo essere diventato, in età già matura, un emigrante di superlusso, sia dal suo rappresentare una sorta di sogno americano in salsa tricolore. Ma procediamo con ordine. Agostino (questo il suo vero nome) De Laurentiis nasce a Torre Annunziata (Napoli) l'8 agosto del 1919, da padre titolare di pastificio con in tutto sei figli tra maschi e femmine. Viene così istradato, da giovanissimo, al mestiere del genitore: ma una volta, in una trasferta di lavoro a Roma, vede per strada un annuncio del Centro sperimentale di cinematografia, che cerca nuovi talenti. E così la sua vita, all'improvviso, cambia: vuole fare il cinema. Con tanto di gavetta sui set, dove il Dino ragazzo fa di tutto: trovarobe, comparsa, quello che capita.

Ma il talento imprenditoriale si manifesta presto: nel 1941 fonda la Real Cine, produce il primo titolo di un certo successo, L'amore conta, e subito dopo passa a lavorare alla Lux Film. Ma c'è la guerra. Passata la quale De Laurentiis si ritrova con un gruppo di grandi autori a rifondare il cinema nostrano: è la magnifica stagione del neorealismo, e subito dopo quella della commedia all'italiana. Entrambe lo vedono, come produttore, tra i protagonisti. Nel 1948, sul set di Riso Amaro, l'incontro fatale con Silvana Mangano che diventerà la sua seconda moglie (in tutto ne ha avute tre) e con cui ha sei figli. Uno di loro, Federico, muore in un incidente aereo in Alaska. Ma la coppia d'oro del cinema è destinata a non durare: lui è gelosissimo ("e per questo che non ho mai potuto recitare con Matroianni", confessò lei), e i due finiscono per divorziare.

Sul piano professionale, intanto, il produttore realizza il primo film italiano a colori, Totò a colori (1952) per la regia di Steno. Con Federico Fellini arrivano La strada e Le notti di Cabiria, ambedue premi Oscar per il miglior film straniero. Ma i confini italiani sembrano stargli stretti: così si butta in un nuovo faraonico progetto e realizza sulla via Pontina, alla porte di Roma, Dinocittà, una sorta di Hollywood sul Tevere sul modello di Cinecittà. Tra i kolossal che vi vennero girati, il classico La Bibbia. Qualche anno più tardi, è il 1972, la svolta: la partenza con biglietto di sola andata per Hollywood. Primo film prodotto, Serpico di Sidney Lumet. Seguono, tra gli altri, King Kong, Flash Gordon, Ragtime. Un'attività che, continua, instancabile, nel corso degli anni: tra i suoi ultimi film, il poco riuscito Hannibal di Ridley Scott, seguito del Silenzio degli innocenti. Nel 2001 la consacrazione definitiva, con l'Oscar alla carriera. E adesso, a 91 anni, l'addio: a mantenere il testimone del cinema, in famiglia, resta solo - da questa parte dell'oceano - suo nipote Aurelio, che insieme al figlio Luigi è il re tutto italiano dei cinepanettoni.

Lo scorso anno, in occasione del suo novantesimo compleanno, De Laurentiis era stato festeggiato, sia nel nostro Paese che negli Usa. E lui non si era sotratto all'inevitabile retorica dell'omaggio. Anche se sempre condito dall'autoironia: "In Italia sono il dottor De Laurentiis, in America Mister D o al massimo Dino. Come Sinatra che era Frankie e basta. Qualcosa significa, no?". E sul suo essere etichettato come paladino di film di solo intrattenimento: "Ancora dicono che faccio film commerciali... lo stesso destino del povero Totò. E La strada, poi?". Ma forse la verità è nel suo discorso di ringraziamento per l'Oscar del 2001: "Il cinema è una droga, è una fatica. Ma è esaltante: ho fatto 600 titoli, ma a ogni nuovo progetto mi ci butto con l'entusiasmo e la curiosità del primo".

mercoledì 10 novembre 2010

venerdì 5 novembre 2010

Se c'è una cosa che apprezzo di Berlusconi è la coerenza...


...il Paese va a puttane e lui che fa? Gli è solidale, va a puttane pure lui!!

giovedì 4 novembre 2010

Tra Dei...


martedì 2 novembre 2010

Adesso basta!

Siamo arrivati ad un punto giuridicamente e moralmente intollerabile! Il Presidente del Consiglio italiano - spremendo il suo bieco personalismo - ha fatto colare la goccia che ha permesso al vaso di traboccare. Si sta assistendo ad una agonia di un governo palesemente claudicante, formato da persone talmente incompetenti che hanno fatto un provino che certificasse l'assoluta mancanza di Q.I. proprio per diventare ministri, e guidato da una persona (se così può essere definita) che ha inquinato di fango, ignoranza ed illegalità tutte le attività di cui si occupa, sia istituzionali che non.
In questo ultimo periodo si è arrivati allo schifoso paradosso di assistere ad uno scempio indecoroso: ragazze (anche minorenni) vengono letteralmente "scortate" dai Carabinieri a Palazzo Grazioli (tutto documentato da video). Io ritengo che non sia degno di un Paese che vuole definirsi civile pensare anche minimamente ad una cosa del genere, mentre parallelamente assistiamo a decine di magistrati che quotidianamente chiedono la scorta per motivi di incolumità e di pubblica sicurezza collegati alla loro funzione giurisdizionale e tale richiesta viene pedissequamente negata!
Questo "delinquente" continua a rimanere attaccato al seggio istituzionale della Presidenza del Consiglio, perpetrando quotidianamente illeciti "legalizzati" ed immoralità vergognose. Cerca di tagliare le gambe a qualsiasi soggetto - fisico o giuridico - che manifesti un'opinione contraria alla sua; offende e vilipende tutti gli alti organi costituzionali che gli eccepiscono una qualsiasi violazione delle corrette regole istituzionali, dal Presidente della Repubblica alla Corte costituzionale, dal Presidente della Camera dei Deputati al Consiglio Superiore della Magistratura. Uno Stato di diritto che vuole mantenere tale denominazione non può permettere che una vicenda del genere possa continuare a manifestarsi: tutti i sistemi di controllo e di sicurezza atti ad impedire il "travalicamento" dell'ordine democratico e costituzionale devono mettersi in moto per poter tornare all'ordine costituito e per porre un freno a questa valanga patologica.
Ancora oggi ci sono parlamentari della Lega ignoranti che sostengono che un governo tecnico costituisca un "golpe" o un sovvertimento democratico, così come asserisce anche il Presidente del Consiglio. Questi soggetti dovrebbero sapere, già per motivo connaturato al ruolo che essi rivestono, che la eventuale formazione di un governo tecnico è una previsione costituzionale perfettamente legittima e conforme agli equilibri costituzionali in determinati momenti di crisi parlamentare e tale previsione è rimessa alla discrezionalità istituzionale della somma carica costituzionale (Presidente della Repubblica), che valuta la possibilità di trovare alternative maggioranze in Parlamento e nominare un esponente "tecnico", non politico, il quale, sorretto da tali maggioranze, riesca a guidare un esecutivo che ponga in essere determinati atti governativi/legislativi volti a ristabilire "l'ordine parlamentare ed istituzionale" (quali la legge elettorale), per poi ritornare alle elezioni politiche in condizioni di maggiore legittimazione (e legittimità) democratica e costituzionale.
Lo sdegno accumulato per l'inverecondo spettacolo cui il Presidente del Consiglio quotidianamente ci costringe ad assistere non può e non deve andare oltre. Occorre manifestare assoluta contrarietà, opposizione e CONDANNA nei confronti di questo Presidente del Consiglio, di questo Governo e di questo modo di guidare una nazione!

ADESSO BASTA!

giovedì 14 ottobre 2010

domenica 3 ottobre 2010

sabato 11 settembre 2010

Direttamente dalla Mostra del Cinema di Venezia...


Buonasera, va in onda il nulla.

Migliaia di persone dicono addio al direttorissimo e ai suoi servizi sui cani da slitta, su come si diventa maggiordomi e sulle dentiere. Ma soprattutto i telespettatori fuggono dai suoi editoriali. Solo martedì sera, quando il direttore-leccapiedi Minzolini metteva in guardia il Capo dello Stato sul rischio di eventuali ribaltoni, 400mila telecomandi spegnevano la televisione o si sintonizzavano sul telegiornale di Enrico Mentana. Secondo Gad Lerner, che dieci anni fa ha diretto il TG della rete ammiraglia, gli editoriali servono a sollevare grandi temi di opinione, non per dettare la linea del premier, “è stato usato per fare bau”. Marco Travaglio però aggiunge che anche Minzolini ha perfettamente il diritto di dire come la pensa. Il fatto che le sue parole coincidano alla perfezione con quelle di Berlusconi non può scandalizzare. Se non coincidessero, non sarebbe mai stato nominato. Il problema è che il giornalista mette in onda un prodotto avvilente per chi lo fa e per chi lo vede, in cui le notizie vengono sistematicamente falsificate o coperte con notizie fasulle o non notizie. Così il giornale di Rai Uno perde un milione di spettatori in un anno. Ma il direttore resta in sella, coccolato e difeso dal numero uno di Viale Mazzini Mauro Masi.

domenica 5 settembre 2010

mercoledì 1 settembre 2010

martedì 27 luglio 2010

25 luglio 2010 - Festa di San Nicola (Patrono di Brucoli)

La suggestiva processione di San Nicola - Patrono di Brucoli - per le vie della piccola frazione di Augusta. La statua del Santo viene fatta salpare su una barca per fare il giro del porticciolo di Brucoli, al fine di benedire l'intero paesello.

lunedì 19 luglio 2010

Il diritto alla parola. In ricordo del giudice Paolo Borsellino.

La fiaccolata riporta alla mente di alcuni di noi un'altra, immensa, fiaccolata che attraversò Palermo nei giorni tragici tra il 23 maggio e il 19 luglio 1992. Tra Capaci e Via D'Amelio. Era Paolo Borsellino ad aprire quella fiaccolata, lo sguardo lucido,triste ma fermo e dietro una marea di palermitani che si erano stretti attorno alle avanguardie di quella bellissima epopea della legalità. Erano i giorni nei quali un potere occulto e criminale, dopo aver eliminato Falcone, doveva abbattere l'ultimo ostacolo a quella ignobile trattativa finalizzata a salvaguardare la vita e il potere di vecchi e nuovi referenti politici ed economici di Cosa Nostra. Fu proprio al termine di quella enorme fiaccolata che Paolo Borsellino prese la parola. Un silenzio surreale lo avvolgeva mentre iniziava a parlare per "ricordare Giovanni e i Giuda che lo avevano tradito. Paolo concluse quella magnifica "orazione civile" con parole fortissime e sprezzanti, tra gli applausi e le lacrime della folla, verso chi "aveva perduto per sempre il diritto alla parola". Sarebbe bello non dover scorgere, tra tante facce amiche, qualche presenza stonata: ad esempio tutti coloro che sui temi della verità e giustizia sulle stragi e sul rapporto mafia politica non hanno assunto comportamenti rigorosi e coerenti. E sopratutto non vorremmo scorgere chi ha appassionatamente solidarizzato con condannati per mafia esaltatori di mafiosi eroici o con chi resta attaccato alla poltrona nonostante i mandati di cattura per associazione camorristica. Più in generale non ci piacerebbe vedere le facce di chi, da posti di responsabilità politica, non perde occasione per attaccare la magistratura compresa quella che,irriducibilmente, cerca ancora verità e giustizia su quelle stragi e pretende di individuarne esecutori e sopratutto mandanti. In una parola, ci piacerebbe che si astenessero dal partecipare tutti quelli che, per dirla con Paolo Borsellino, hanno perduto per sempre "il diritto alla parola".

Paolo Borsellino si reca a Villagrazia per rilassarsi. Si distende, va in barca con uno dei pochi amici rimasti. Dopo pranzo torna a Palermo per accompagnare la mamma dal medico: l'esplosione di un'autobomba sotto la casa di via D'Amelio strappa la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini della sua scorta. E' il 19 luglio 1992. Con il giudice perdono la vita gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna poliziotto a essere uccisa in un attentato di mafia.

sabato 10 luglio 2010

Tracce del concorso in magistratura 2010

Traccia di diritto civile
La nullità parziale del contratto: integrazione e sostituzione di clausole contrattuali. Ambito e limiti dell'intervento del giudice.

Traccia di diritto amministrativo
L'autotutela amministrativa con particolare riferimento alla dichiarazione di inizio attività.

Traccia di diritto penale
La successione di leggi penali nel tempo con riferimento alla recidiva ed alla prescrizione.

venerdì 11 giugno 2010

Dossier L'Aquila: infiltrazioni, ruggine e lavori a metà; quelle case fanno acqua!

Dai garage allagati alle ringhiere montate al contrario: tutte le magagne scoperte dai tecnici del Comune. "A soli 90 giorni dalla consegna segni di deterioramento inaccettabili".

L'AQUILA - Se il Progetto C. a. s. e. (Complessi antisismici ecocompatibili) doveva essere un "miracolo", il miracolo è di quelli che cominciano a fare acqua (per altro, non per modo di dire). E a documentarlo, a neppure novanta giorni dalla definitiva consegna agli sfollati degli 85 edifici antisismici costati alle casse del Paese 803 milioni di euro, sarebbe in fondo sufficiente questo epitaffio: "Si rendono evidenti segni di deterioramento degli edifici inaccettabili". Il giudizio è in una articolata relazione del marzo scorso di una sessantina di pagine, corredata da un centinaio di fotografie e redatta dagli ingegneri dell'Ufficio Tecnico del comune de L'Aquila a conclusione di due mesi di certosini sopralluoghi in ogni angolo di quelle costruzioni. Piastra dopo piastra, ballatoio dopo ballatoio, garage dopo garage. Ringhiera dopo ringhiera.

"Questo ufficio - si legge nell'incipit del documento ("Relazione sullo stato dei fabbricati del progetto C. a. s. e.") - ha potuto riscontrare alcune criticità. E le problematiche più evidenti riguardano perdite nelle tubazioni dei garage". Le foto scattate dagli ingegneri sono nitide quanto e più delle parole. Dai rivestimenti in cemento e talvolta dalla base dei pilastri che sostengono le piastre antisismiche si allargano lingue d'acqua lercia in cui galleggiano rifiuti di cantiere e macchine in parcheggio. E, in qualche caso, i fiotti hanno cominciato ad allagare anche ballatoi e piani bassi degli edifici. "Alcune ditte - chiosano gli ingegneri - per ovviare al problema, hanno escogitato soluzioni artigianali, costruendo contenitori in acciaio e tubazioni di scolo a vista, eludendo palesemente la riparazione della causa delle perdite". Insomma, ci si arrangia con "il secchio", comunque con pezze peggiori del buco. Anche perché l'acqua non è il solo problema. "Nei garage - proseguono i tecnici - si evidenzia la mancanza quasi generalizzata dei corollari antifuoco nelle colonne di scarico, con grave pregiudizio per il rispetto delle norme antincendio. In aggiunta, sono stati riscontrati: a) l'assenza di rivestimento coibente delle tubazioni esterne o la sua installazione precaria; b) lavori molto approssimativi nei rivestimenti con finitura in alluminio delle tubazioni; c) collegamenti elettrici e telefonici con cavi penzolanti o addirittura appoggiati a terra senza protezione".

Non va meglio, a quanto pare, neppure con gli standard di sicurezza degli edifici. "In diverse palazzine - documenta la relazione - sono stati installati parapetti in ferro o legno con listelli orizzontali facilmente scavalcabili dai bambini. In alcuni casi, sono stati lasciati pericolosamente dei vuoti nel giunto di separazione tra la piastra e i vani scala esterni per l'accesso ai garages. In altri fabbricati, i vani scala esterni presentano pericoli da urto, a causa dei pianerottoli costruiti con profilati in ferro a spigoli vivi. Nei percorsi pedonali tra i garage e gli appartamenti, sono stati riscontrati lavori incompleti nelle pavimentazioni con rischio per le persone anziane o i non deambulanti". Fino a un paradosso, se si pensa alle polemiche sulla qualità del cemento che ha accompagnato la tragedia aquilana. "In un caso, la struttura in cemento armato del vano ascensore palesa carenze nella qualità del calcestruzzo".

E non è finita. Con i vizi di costruzione, "a pochi mesi dalla consegna degli appartamenti agli sfollati, si rendono evidenti segni di deterioramento inaccettabili. Ad esempio: ringhiere e passamano già arruginiti o sverniciati, macchie nelle tinteggiature esterne, mancanza di battiscopa intorno ai fabbricati". Per carità, gli ingegneri del Comune convengono che "la velocità di esecuzione dei lavori, può giustificare alcune disfunzioni". E però, "è altresì vero - scrivono - che in alcuni casi si contrappongono fabbricati completati egregiamente ed altri con problematiche serie da risolvere". Domanda: da chi? E con quali soldi?

Il 31 marzo scorso, la gestione degli 85 edifici è passata proprio al Comune de L'Aquila. Gli ingegneri suggeriscono che siano le ditte appaltatrici a farsi carico di riparare ciò che si è rotto. E a consegnare finalmente e non a metà ciò che gli è stato pagato per intero. Mentre il sindaco Massimo Cialente, proprio ieri, ha affidato il suo ennesimo disperato messaggio in bottiglia all'indifferenza del Governo. Nelle casse del Comune sono rimasti 122 milioni di euro. Una briciola di fronte ai 400 milioni necessari per la sola "assistenza agli sfollati, i puntellamenti, l'emergenza abitativa". Perché, che lo si voglia o no, ci sono ancora mille famiglie che non hanno un tetto. Quale che sia.

lunedì 31 maggio 2010

Palamara (Anm): «Sciopero subito»

Magistrati verso lo sciopero. Contro la manovra economica del governo. Lo ha confermato il presidente della ANM Luca Palamara dopo un incontro a Palazzo Chigi tra l'Associazione nazionale magistrati e il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta.
«Abbiamo preso atto - ha detto Palamara al termine dell'incontro - della conferma dei tagli che erano stati annunciati. Fino a questo momento per senso di responsabilità, avevamo congelato ogni iniziativa ma ora convocheremo il nuovo Consiglio direttivo e siamo pronti allo sciopero e anche ad altre forme di protesta alternative allo sciopero».
«I magistrati - ha aggiunto Palamara - vogliono fare la loro parte in un momento così difficile per il Paese ma è grave che si preveda che chi guadagna di più paghi di meno. È inaccettabile essere considerati un costo e non una risorsa.
Ora basta, faremo sciopero ed altre forme di lotta».
«È vero che a pensar male si fa peccato, ma ci pare ci sia una particolare volontà di punire la magistratura italiana». Il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini, parla dopo l'incontro con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e insiste sul fatto che la manovra economica colpisce soprattutto le toghe: «Avevamo detto sin dall'inizio che siamo pronti ad accettare i sacrifici necessari per far fronte alla grave crisi, purchè caratterizzati dall'equità rispetto ad altre categorie. E invece, in questa manovra pagano in pochi, i magistrati più degli altri, e tra loro soprattutto quelli più giovani».
Sì, perchè, spiega il rappresentante dell'Anm, «per i magistrati non c'è solo il blocco degli scatti, come per il resto del personale; ma anche il blocco dei passaggi di qualifica. E il paradosso è che colpisce in maniera superiore di 4-5 volte i magistrati che guadagnano di meno, rispetto a quelli che guadagnano di più e questo è inaccettabile».

L'Unità, 31 maggio 2010

sabato 29 maggio 2010

La sensibilità della Santanché



Care teste di capra, per favore non condannate la povera Santanchè quando dichiarò che intercettare un boss mafioso mentre parla con la madre è un abuso della loro privacy.

E' di una rara sensibilità questa donna!

D'altronde non ha sempre fatto "grandi" battaglie per la difesa delle donne di religione musulmana?

Come? Dite di no? Ma se ha anche la scorta perchè è seriamente minacciata! Lei che davanti al teatro di Milano, dove i musulmani celebravano l'ultimo giorno del Ramadan, si è messa a identificare le donne con il Burqa.

Non oso immaginare cosa accadrebbe se un musulmano durante la celebrazione del Santo Natale si metta a distribuire il Corano e criticare le donne per come si vestono. E prima che mi si sollevino inutili critiche, preciso che sono un credente, ma ho rispetto delle religioni altrui basta che non limitino la nostra libertà.

E ovviamente sono per l'emancipazione femminile anche per le donne musulmane, ma non mi pare che la religione cattolica sia così clemente con le donne visto che nega loro la possibilità di scegliere. Come l'aborto ad esempio.

Ma ritorniamo alla sensibilità della Santanchè a proposito delle intercettazioni. Forse avrà letto questo commovente dialogo telefonico tra due persone tristi, depresse, che non ce la fanno più a vivere in questo Paese. Poveri, non possono parlare nemmeno in santa pace con i loro famigliari.

Che "pena" mi fa questo spietato mafioso:

"Non si può più stare qui, bisogna andarsene non dalla Sicilia, non dall'Italia, bisogna andarsene dall'Europa. Non si può più lavorare liberamente, moralmente. Qui futuro per noi non c'è più, mi dispiace è una bella terra ma futuro non ce n'è più. Se voi volete un po' di pace, ve ne dovete andare fuori... se bastasse solo la Sicilia, ve ne andreste al nord... appena però ti metti in contatto con una telefonata con tua madre o con tua sorella, o con tuo fratello o tuo nipote, già sei messo sotto controllo. Anche i beni che sono intestati a terze persone, anche se hai ottant'anni, te li tolgono solo perchè sei amico di..., conoscente di... E al mondo non c'è mai stata cosa più brutta della confisca dei beni. Perchè oramai è tutta una catena e una catinella. Noi Inzerillo ce ne dobbiamo andare tutti via. In Sudamerica, in Centroamerica e basta più."

(Intercettazione tratta dal libro Faq Mafia di Attilio Bolzoni)

Si sarà commossa la Santanchè, e poi tutto il Governo, per limitare le intercettazioni? Ma se ne andasse via lei insieme a tutta la classe dirigente e tutti questi maledetti mafiosi che hanno affossato l'Italia e distrutto la vita a centinaia di persone.

La gente per bene non vi vuole!

Se verrà approvata la nuova legge sulle intercettazioni...


lunedì 24 maggio 2010

sabato 22 maggio 2010

La lettera di Maria Luisa Busi: "Non mi riconosco più nel Tg1"



ROMA - "Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto". E' questo uno dei punti centrali della lettera con cui Maria Luisa Busi ha annunciato l'intenzione di abbandonare la conduzione del Tg1. La missiva, tre cartelle e mezzo affisse nella bacheca della redazione del telegiornale, è indirizzata al direttore Augusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della Rai Mauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabile delle Risorse umane Luciano Flussi. Ecco il testo integrale.

"Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori".

"Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale".

"Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale".

"L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".

"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori".

"I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".

Nella lettera a Minzolini Busi tiene a fare un'ultima annotazione "più personale": "Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2) Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica 2, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno".

E conclude: "Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere".

La Repubblica, 21 maggio 2010

mercoledì 19 maggio 2010

La Papessa - Papa Giovanni VIII

Cliccare col pulsante destro del mouse sul video e selezionare "watch on YouTube".



martedì 18 maggio 2010

La papessa Giovanna



Il 28 maggio 2010 uscirà al cinema un film interessante incentrato su una discussa figura della storia della Chiesa cattolica: la Papessa Giovanna.
La papessa Giovanna è un leggendario papa donna che avrebbe regnato sulla Chiesa dall'853 all'855 d.C. È considerata dagli storici un mito o leggenda medioevale, probabilmente originato dalla satira antipapale, che ottenne un qualche grado di plausibilità a causa di certi elementi genuini contenuti nella storia.
Secondo la narrazione, era una donna inglese, educata a Magonza e vestita in abiti maschili che, a causa della natura convincente del suo travestimento, divenne un monaco con il nome di Johannes Anglicus. Venne eletta dopo la morte di papa Leone IV (17 luglio 855) in un'epoca in cui l'investitura del papa avveniva in modo fortuito, prendendo il nome di Giovanni VIII.
La papessa era sessualmente promiscua e rimase incinta da uno dei suoi tanti amanti. Durante la solenne processione di Pasqua nella quale il Papa tornava al Laterano dopo aver celebrato messa in San Pietro, quando il Corteo Papale era nei pressi della basilica di San Clemente, la folla entusiasta si strinse attorno al cavallo che portava il Pontefice. Il cavallo reagì, quasi provocando un incidente. Il trauma dell'esperienza portò "papa Giovanni VIII" ad un violento travaglio prematuro.
Scopertone il segreto, la papessa Giovanna venne fatta trascinare per i piedi da un cavallo, attraverso le strade di Roma, e lapidata a morte dalla folla inferocita nei pressi di Ripa Grande. Venne sepolta nella strada dove la sua vera identità era stata svelata, tra San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano. Questa strada venne (apparentemente) evitata dalle successive processioni papali - anche se, quando quest'ultimo dettaglio divenne parte della leggenda popolare, nel XIV secolo, il papato era ad Avignone, e non c'erano processioni papali a Roma -.
Sempre secondo la leggenda, a Giovanna successe papa Benedetto III, che regnò per breve tempo, ma si assicurò che il suo predecessore venisse omesso dalle registrazioni storiche. Benedetto III si considera abbia regnato dall'855 al 7 aprile 858. Il nome papale che Giovanna assunse venne in seguito utilizzato da un altro papa Giovanni VIII (pontefice dal 14 dicembre 872 al 16 dicembre 882).
Parte essenziale della leggenda è un rito mai svoltosi, ma fantasticato dal popolo e ripreso, con molto gusto, da autori protestanti del Cinquecento in chiave anti romana: s'immaginò che ogni nuovo papa venisse sottoposto a un accurato esame intimo per assicurarsi che non fosse una donna travestita (o un eunuco). Questa verifica avrebbe previsto il sedersi su una sedia di porfido rosso dotata di un foro. I diaconi più giovani presenti avrebbero tastato quindi sotto la sedia per assicurarsi che il nuovo papa fosse stato un maschio.

giovedì 13 maggio 2010

Fervono i preparativi per la festa di San Domenico



SABATO 15 MAGGIO

ore 18.00 - Suono festoso delle campane e sparo di 21 colpi a cannone per annunciare l'apertura delle celebrazioni in onore del Santo Patrono.

ore 18.30 - Chiesa di San Domenico - Alla presenza di S. E. Rev.ma Mons. Salvatore Pappalardo, Arcivescovo di Siracusa, del Sindaco e delle Autorità Civili e Militari, delle Confraternite, dei Laicati e delle altre Associazioni religiose della città si procederà alla Benedizione della nuova Mensa e dell'Ambone, realizzati con il generoso contributo della Banca Agricola Popolare di Ragusa. Scopertura di una lapide a ricordo dell'evento. Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Nostro Arcivescovo. La liturgia sarà animata dalla Schola Cantorum della Chiesa Madre diretta da Anna Saia. Al termine della liturgia, recita della tradizionale Coroncina. Predicherà la novena il Rev.mo P. Carmine Palladino O.P. Superiore e Parroco della Parrocchia S. Domenico in Messina.

DOMENICA 16 MAGGIO

ore 19.00 - S. Messa animata dalla Confraternita del SS. Sacramento (Cena di Emmaus), dall'Associazione S. Giuseppe Marinarsen, dal Gruppo Marinai d'Italia e dall'Azione Cattolica Chiesa Madre.

LUNEDI' 17 MAGGIO

ore 19.00 - S. Messa animata dal Terz'Ordine Carmelitano, dalla Confraternita Maria SS. Immacolata e dal Comitato San Lorenzo.

MARTEDI' 18 MAGGIO

ore 19.00 - S. Messa animata dalla Confraternita di S. Andrea. Rito della professione nella Fraternita Laica di San Domenico.

MERCOLEDI' 19 MAGGIO

ore 19.00 - S. Messa animata dalla Confraternita di S. Giuseppe

GIOVEDI' 20 MAGGIO

ore 17.30 - Accensione dell'illuminazione delle principali vie del centro storico a cura della LUMINART srl di Cassaro (SR)

ore 18.00 - VIII Trofeo San Domenico Memorial "PAOLO DAMICO" a cura della "A.S.D. VELO CLUB AUGUSTA" gara ciclistica su circuito cittadino. Percorso: partenza da Piazza Duomo, Via Garibaldi, Via Megara, Via Alabo, Via Principe Umberto, Arrivo in Piazza Duomo.

ore 19.00 - S. Messa animata dalla Confraternita di Maria SS. Odigitria.

ore 21.00 - Piazza Castello - SIX "O"BAND in concerto


VENERDI' 21 MAGGIO

ore 17.00 - "ALLA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA" rappresentazione storica proposta e ideata dal 1° Istituto Comprensivo Principe di Napoli - Augusta (percorso: Piazza Risorgimento - Via P.pe Umberto - Piazza Duomo)

ore 19.00 - S. Messa animata dalla Confraternita di Maria SS. Annunziata.

ore 21.00 - Piazza Castello - il Cabaret di GIOVANNI CACIOPPO in "Vita da Bar" (ZELIG e COLORADO CAFE')

SABATO 22 MAGGIO

ore 9.00 - Omaggio degli alunni degli Istituti Scolastici della Città al S. Patrono.

ore 10.00 - Sfilata Medievale del gruppo "SBANDIERATORI DUCATO CAETANI CITTA' DI SERMONETA" (percorso: Via Epicarmo - Via Alabo - Via Xifonia - Via C. Colombo - Via P.pe Umberto - esibizione finale in Piazza Duomo)

ore 16.00 - Sfilata Medievale del gruppo "SBANDIERATORI DUCATO CAETANI CITTA' DI SERMONETA" (percorso: Via Megara - Via Della Rotonda - Via P.pe Umberto - Piazza Duomo - esibizione finale in Piazza Castello)

ore 19.00 - S. Messa animata dalla Fraternita Laica di San Domenico e dal Terz'Ordine Francescano di Augusta.

ore 22.30 - Piazza Castello - RUMBACLAVE SOY TOUR 2010


DOMENICA 23 MAGGIO. PENTECOSTE - VIGILIA DELLA FESTA DEL PATROCINIO DI SAN DOMENICO

ore 08.00 - Festoso scampanio e sparo di 21 colpi a cannone ed Esposizione del "Braccio Reliquiario"

ore 09.00 - Giro per le vie della Città dell'Associazione musicale "I FILARMONICI" di Augusta diretto dal Maestro Carmelo Vinci (percorso: Piazza Castello - Via Epicarmo - Via Alabo - Via Xifonia - Via Colombo - Piazza Castello)

ore 9.30/11.30 - SS. Messe

ore 10.00 - Sfilata Medievale del gruppo "SBANDIERATORI DUCATO CAETANI CITTA' DI SERMONETA" (percorso: Piazza Castello - Via XIV Ottobre - Via X Ottobre - Via Della Rotonda - Via P.pe Umberto - esibizione finale Piazza Duomo)

ore 12.00 - Sparo di colpi di cannone

ore 16.00 - Sfilata Medievale del gruppo "SBANDIERATORI DUCATO CAETANI CITTA' DI SERMONETA" (percorso: Piazza Castello - Via Megara - Via Della Rotonda - Via P.pe Umberto - Piazza Duomo - esibizione finale Piazza Castello)

ore 19.00 - Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dall'Arciprete Gaetano Incardona. La liturgia sarà animata dalla Confraternita di Gesù Misericordioso e dalle Associazioni di Volontariato della Città.

ore 19.45 - Tradizionale processione del "Braccio Reliquiario" del S. Patrono. Parteciperanno il Clero, il Sindaco, le Autorità Civili e Militari, le Confraternite, la Fraternita laica di San Domenico e i Terz'Ordini, le Associazioni Religiose e di Volontariato della Città. (Percorso: Via Garibaldi- Via Megara - Via Alabo - Via P.pe Umberto - Via Colombo - Via XIV Ottobre - Piazza San Domenico). Festoso ingresso in Chiesa. La processione sarà seguita dal Corpo Bandistico "FEDERICO II CITTÀ DI AUGUSTA" diretta dal M° Gaetano Galofaro

ore 21.30 - Piazza Castello - UMBERTO TOZZI IN CONCERTO

LUNEDI' 24 MAGGIO - FESTA DEL PATROCINIO DI SAN DOMENICO.

ore 8.00 - Festoso scampanio delle chiese della città e sparo di 21 colpi di cannone.

ore 8.30 - 9.30 - SS. Messe.

ore 8.45 - Giro per le vie della città del Corpo Bandistico "FEDERICO II CITTÀ DI AUGUSTA" diretto dal M° Gaetano Galofaro (percorso: Piazza Castello - Via P.pe Umberto - Via Della Rotonda - Via Megara - Via Colombo - Via P.pe Umberto - Chiesa delle Anime Sante)

ore 10.30 - Chiesa delle Anime Sante - Accoglienza di S.E. Rev.ma Mons. Salvatore Pappalardo, nostro Arcivescovo e avvio della processione dei Sacerdoti Concelebranti e delle Autorità Civili e Militari verso la Chiesa di S. Domenico.

ore 11.00 - Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Arcivescovo. La liturgia sarà animata dalla Schola Cantorum della Chiesa Madre. All'offertorio il Sindaco, dott. Massimo Carrubba, offrirà un cero votivo al Santo Patrono perché protegga e custodisca la nostra Città.

ore 12.00 - Sparo di colpi di cannone. Piazza Duomo - Esecuzione di marce sinfoniche a cura dell'Associazione musicale "I FILARMONICI" di Augusta diretta dal M°. Carmelo Vinci.

ore 16.00 - Esibizione per le vie della Città del "GRUPPO TAMBURI GIOVANI DI CASSARO" (percorso: Piazza Castello - Via P.pe Umberto - Via della Rotonda - Via Megara - Via Colombo - Via Epicarmo - Via Alabo - Via Xifonia - Via Colombo - esibizione finale in Piazza Castello)

ore 16.30 - "ALLA CORTE DI FEDERICO II DI SVEVIA" rappresentazione storica proposta e ideata dal 1° Istituto Comprensivo P.pe di Napoli di Augusta (percorso partenza Piazza Risorgimento - Via P.pe Umberto - Piazza Duomo)

ore 18.00 - Le Confraternite e le Associazioni della Città le con le proprie insegne e i simulacri dei SS. Protettori raggiungeranno Piazza S. Domenico. Celebrazione Eucaristica

ore 19.00 - Trionfale uscita del Venerato Simulacro del Santo Patrono con sparo di colpi a cannone, lancio di volantini multicolori e suono festoso delle campane. Percorso della processione: Piazza S. Domenico - Via Garibaldi - Via Megara - Via Roma - Via Xifonia - Via Alabo - Via Megara - Via della Rotonda - Via P.pe Umberto - Via Colombo - Via XIV Ottobre - Piazza San Domenico. Al passaggio del Fercolo in Via Roma, il presidente del Consiglio Comunale offrirà un omaggio floreale al Santp Patrono. Festoso ingresso in Chiesa. Parteciperanno alla Processione: Corpo Bandistico "FEDERICO II CITTÀ DI AUGUSTA" e l'Associazione Musicale "I FILARMONICI".

ore 22.00 - Piazza Castello - SASA' SALVAGGIO SHOW con l'orchestra JUMPIN UP

ore 00.15 - Giardini Pubblici (Zona Badiazza) - Grandioso spettacolo pirotecnico "TRA CIELO E MARE". Il Golfo Xifonio sarà illuminato da uno spettacolare lancio di fuochi pirotecnici a cura della già premiata Pirotecnica Cav. F.lli D'Amplo da Mineo (CT)

venerdì 7 maggio 2010