Essendo appassionato di storia dell'arte, apro questa nuova rubrica, «Arte in pillole», dove pubblicherò miei appunti e studi personali su vari temi e argomenti di storia dell'arte italiana e mondiale. Iniziamo con l'arte minoica.
I popoli che abitano le isole e le coste del Mediterraneo, e specialmente dell'Egeo, sono diversi dai popoli asiatici per origini, culti, tradizioni e modi di vita. Il mare è una difesa naturale e una via di comunicazione; nelle isole egee si formano piccoli stati, la cui prosperità economica è dovuta alla fertilità del suolo, alla raffinata produzione artigianale, alla frequenza dei traffici. Creta è il cuore della civiltà minoica (dal mitico re Minosse), ma caratteri affini o dipendenti si trovano in tutta l'area dell'Egeo e del Mediterraneo centrale. Cronologicamente la civiltà cretese occupa quasi tutto il terzo e il secondo millennio a.C.; la sua massima fioritura è tra il 2000 e il 1400. Ad una prima fase di splendore, in cui l'isola è divisa nei due stati di Cnosso e di Festo, segue verso il 1700 una crisi di cui si vedono i segni nelle rovine dei più antichi palazzi distrutti e incendiati; la seconda, in cui Cnosso domina tutta l'isola, termina verso il 1400 con le invasioni armate di popoli della costa ellenica.
Gli scavi condotti al principio del nostro secolo hanno riportato alla luce i resti dei grandi palazzi reali di Cnosso e di Festo e della villa reale di Haghia Triada (v. foto).
I popoli che abitano le isole e le coste del Mediterraneo, e specialmente dell'Egeo, sono diversi dai popoli asiatici per origini, culti, tradizioni e modi di vita. Il mare è una difesa naturale e una via di comunicazione; nelle isole egee si formano piccoli stati, la cui prosperità economica è dovuta alla fertilità del suolo, alla raffinata produzione artigianale, alla frequenza dei traffici. Creta è il cuore della civiltà minoica (dal mitico re Minosse), ma caratteri affini o dipendenti si trovano in tutta l'area dell'Egeo e del Mediterraneo centrale. Cronologicamente la civiltà cretese occupa quasi tutto il terzo e il secondo millennio a.C.; la sua massima fioritura è tra il 2000 e il 1400. Ad una prima fase di splendore, in cui l'isola è divisa nei due stati di Cnosso e di Festo, segue verso il 1700 una crisi di cui si vedono i segni nelle rovine dei più antichi palazzi distrutti e incendiati; la seconda, in cui Cnosso domina tutta l'isola, termina verso il 1400 con le invasioni armate di popoli della costa ellenica.
Gli scavi condotti al principio del nostro secolo hanno riportato alla luce i resti dei grandi palazzi reali di Cnosso e di Festo e della villa reale di Haghia Triada (v. foto).
I palazzi non avevano cinte fortificate; sorgevano su alture vicino al mare modellandosi sul declivio del colle con un succedersi di terrazze e gradinate; gli ambienti erano raggruppati intorno a grandi cortili; i vestiboli e le sale maggiori avevano pilastri di pietra o di legno ristretti (rastremati) verso il basso. Oltre agli ambienti di rappresentanza, v'erano luoghi destinati alle varie funzioni di governo, agli spettacoli e ai giochi ginnici, magazzini e laboratori artigiani. Il palazzo era dunque il centro vitale, non solo del potere politico-religioso e dell'amministrazione, ma anche della produzione e del commercio: ciò prova che la monarchia cretese aveva già il carattere patriarcale che si ritroverà nelle città-stato greche. Molte sale del palazzo erano decorate con grandi pitture murali: le immagini, piatte e profilate, avevano tinte chiare e luminose entro contorni stilizzati, ritmici. La varietà dei temi, la mancanza della gravità rituale delle figurazioni asiatiche, l'andamento più libero delle linee e l'accordo dei colori dimostrano che l'immaginazione degli artisti è già aperta verso gli orizzonti di una mitologia fondamentalmente naturalistica.
Nella ceramica v'è un primo stile, detto di Kamares, a figure geometriche dai colori brillanti: spirali, cerchi, curve riprendono sulla superficie e sviluppano coloristicamente la curvatura del vaso, come se il pittore volesse comunicare la forma dell'oggetto allo spazio circostante. Più animate e naturalistiche sono le figurazioni dello stile di cui è esempio famoso la brocchetta di Gurnià (v. foto).
Nella ceramica v'è un primo stile, detto di Kamares, a figure geometriche dai colori brillanti: spirali, cerchi, curve riprendono sulla superficie e sviluppano coloristicamente la curvatura del vaso, come se il pittore volesse comunicare la forma dell'oggetto allo spazio circostante. Più animate e naturalistiche sono le figurazioni dello stile di cui è esempio famoso la brocchetta di Gurnià (v. foto).
In essa, tutta la decorazione è risolta con l'immagine di un polpo che avvolge con le lunghe spire dei suoi tentacoli il corpo del vaso. L'andamento mollemente ondulato del segno alterna i chiari e gli scuri con un ritmo irregolare che visivamente deforma la simmetria stessa del vaso, come veduto nella trasparenza dell'acqua. Anche l'invenzione del polpo, sebbene discenda dalle decorazioni zoomorfiche orientali, è nuova: è un essere "vivo" che s'impadronisce dell'oggetto e suggerisce, intorno ad esso, uno spazio diverso dal reale, immaginario. L'oggetto è sempre un vaso, con la sua funzione pratica: ma è anche un episodio, un fatto che accade sotto i nostri occhi, un momento dell'esistenza.
Lo stesso può dirsi della scultura, rappresentata da statuette votive di terracotta colorata o di bronzo, d'un modellato sintetico e quasi improvvisato, sensibilissimo ai giochi della luce, nonché dai rilievi sui vasi di steatite, con figure che sembrano prese dal vero e ravvivate da accenti caricaturali: siamo ormai in un mondo in cui l'idea del divino si associa alla realtà della vita e tocca, col tema dominante della Dea Madre, i sentimenti popolari (la fecondità della donna e della terra; i costumi cittadini; i giochi).
Lo stesso può dirsi della scultura, rappresentata da statuette votive di terracotta colorata o di bronzo, d'un modellato sintetico e quasi improvvisato, sensibilissimo ai giochi della luce, nonché dai rilievi sui vasi di steatite, con figure che sembrano prese dal vero e ravvivate da accenti caricaturali: siamo ormai in un mondo in cui l'idea del divino si associa alla realtà della vita e tocca, col tema dominante della Dea Madre, i sentimenti popolari (la fecondità della donna e della terra; i costumi cittadini; i giochi).
mi piaceva la storia dell'arte bella questa rubrica
RispondiEliminaGRAZIE LUCA HAI AVUTO UNA BUONA IDEA A PARLARCI DELL'ARTE MICENEA, PIACE MOLTO ANCHE A ME, PURTROPPO NON RIESCO A TROVARE FOTO DELLE PITTURE MURALI - RINO
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